domenica 17 novembre 2019

Engadina oggi /2

A sinistra: discesa dalla Val di Fex. A destra Sils Maria e Furtchellas
(gentile concessione di "Ski Pool Brianza")

Engadina oggi /1

Tratto di strada tra Maloja e Sils (gentile concessione di "Ski Pool Brianza")

lunedì 5 agosto 2019

Early Vertical Forearm

Non ci sono immagini migliori di queste per mostrare i vantaggi della "verticalizzazione anticipata dell'avambraccio" nel nuoto a stile libero.

 

lunedì 15 luglio 2019

La nona

Lo schieramento della "Classic" (1500 metri) sulla sponda di Onno

"Allenati anche a guardare davanti ogni tanto, e a controllare la direzione" mi urlava Sergio qualche giorno fa da bordo vasca mentre facevo ripetute di 100 metri in un discreto stile libero.
E per capire quanto quel consiglio fosse saggio non avevo certo bisogno di ritrovarmi per tre o quattro volte a nuotare in direzione "Bellagio" piuttosto che verso l’arrivo di Mandello...
Ma così è andata, voglio dire... senza mancare l’obbiettivo di scendere sotto i 40 minuti, proprio come mi ero ripromesso di fare dopo la traversata dello scorso anno.

I miei tempi di traversata

venerdì 29 marzo 2019

L'ultima: da Samedan a Bever





















Consuntivo sci di fondo 2018/19

Numero di uscite sugli sci:  24
   Engadina: 18
   Val di Fiemme e Fassa: 3
   Cortabbio: 1
   Livigno: 1
   Riale (val Formazza): 1
Totale km percorsi:  520,3
Tempo totale sugli sci:  58h 36' 59" (quasi 2 giorni e mezzo)
Passo medio (min/km):  6,57
Velocità media (km/h):  9,05
Distanza più lunga percorsa:  69,2 km (46a Marcialonga di Fiemme e Fassa)
Distanza media:  21,7 km

giovedì 28 febbraio 2019

giovedì 21 febbraio 2019

Prima volta in Val di Fex


Quel tale che canta "ma quanto è dura la salita..." non è mai andato in Val di Fex con gli sci da fondo, ma soprattutto non è mai sceso dalla Val di Fex con gli sci da fondo...

sabato 2 febbraio 2019

Piccoli chimici crescono

//www.youtube.com/watch?v=Eyd9yE06iew&t=5s
Clicca sull'immagine per guardare il video

Credo di aver già scritto sul senso di benessere che ti lascia la Marcialonga, specie quando sei riuscito ad arrivare su quei duecento metri finali di Cavalese. Beh, qualche giorno dopo la gara, mentre cercavo qualunque cosa che mi potesse far rivivere i luoghi, le case, la gente, il tempo e la neve che le ginocchia e le spalle doloranti non mi avevano fatto apprezzare appieno durante i 70 km, mi é caduto l’occhio su un video YouTube dal titolo “Marcialonga 2019 - ZaupaModa - Suksihonta.fl”.

Il video, pubblicato da Giacomo Zaupa, titolare del negozio Zaupa Moda di Malo (VI), mostra a velocità accelerata la sequenza delle operazioni effettuate su uno sci da fondo preparato proprio per  quest’ultima edizione della Marcialonga.

Dopo averlo guardato, ed essere rimasto ammirato dalla tecnica di applicazione di paraffine, cere, polveri e scioline di tenuta, ho inviato un commento che potete leggere qualche riga più sotto (subito dopo il primo "Io").
Ne è seguita una sequenza di "domande & risposte" con Giacomo Zaupa che, oltre a eliminare un paio di dubbi, spesso al centro di discussioni con mio fratello e con gli amici del fondo, è servita anche a fare un po' di "cultura" su temi che riguardano la scelta degli sci, delle paraffine e la preparazione degli sci con pelli (un tema sempre a me caro, quasi al limite della paranoia).

Nota:
Giacomo Zaupa, sportivo appassionato di sci di fondo, è uno "skiman" professionista, con profonda esperienza nella realizzazione di "strutture" (o "impronte") per solette di sci da fondo, attività che lo porta a collaborare con Svecom Ski per lo sviluppo delle macchine e degli utensili impiegati proprio per questo scopo. 
Penso di non esagerare se dico che, grazie all'esperienza acquisita unita a una grande passione, Giacomo negli ultimi anni é diventato il punto di riferimento degli appassionati di sci nordico e degli sci club di mezza Italia, oltre che skiman di alcuni top team finlandesi. 

Io
E questo splendido lavoro che risultati ha dato?

Giacomo Zaupa
Ottimo direi, sci veloci dall'inizio alla fine, tenuta perfetta e nessun bisogno di fermarsi per affrontare la cascata. Clienti più che soddisfatti

Io
Di che livello di fondisti parliamo, o, in altre parole, di che tempi stiamo parlando? La domanda arriva da uno che l'ha fatta con "le pelli" da gara, con Swix HF7 punta e coda, che non ha perso un centimetro in salita, ma che ha sputato l'anima in double poling su piani, falsopiani e anche su leggere discese (come dopo il giro di boa a Canazei), e che é arrivato a Cavalese in oltre 9 ore.


Giacomo
Diciamo che i tempi sono compresi fra le 3 ore e 20 minuti (team Finalndia DP) e le 4 ore per i partecipanti Italiani e finlandesi over 50, con pettorali dai 3500 ai 4800.
Ma i tempi in una Marcialonga dicono tutto e niente. Se confronto le 3 ore e mezza dei classe 73 partiti nel primo gruppo con pettorale 160 e le 4 ore del ragazzo proprietario dei Madshus in video, classe 67, partito col 4200 circa, direi che gli sci preparati andavano veramante forte, come confermato dallo stesso partecipante che in discesa superava perfino gli sci da skating.
Al di là del risultato o dei tempi, penso che in competizioni del genere la soddisfazione di arrivare, e arrivare non demoliti e senza demolire il materiale, sia la cosa principale, ovviamente per chi non parte nel primo gruppo, per chi non appartiene all’esercito, per chi non è un ex nazionale e per chi non può allenarsi 8 giorni su 7 e punta a risultati importanti.
Ma leggendo quello che mi scrivi, se posso, la paraffina Swix HF7 non era a mio avviso una scelta ottimale per questa edizione della Marcialonga, per questi motivi:
1- considerando la totalità della neve artificiale, l’HF7 è una paraffina troppo calda e morbida all'abrasione, dunque come minimo l’avrei indurita con la LF 3 Green Powder o meglio ancora mescolata con la HF5 BW, quest’ultima ideale per neve artificiale e vecchia (io ho usato una HF Maplus Nera da -10-20 e di base una gialla particolare a -7 per neve in trasformazione che rilascia umidità, questo da tener presente soprattutto in zona Predazzo).
2- Quando parliamo di neve artificiale non dobbiamo considerare né la temperatura dell’aria né della neve, ma il suo “grado di abrasione” che potrebbe essere pari a quello della neve naturale nuova a -15-20, anche se stiamo sciando a +2-0.
3- visto il numero di partecipanti, la neve vecchia e sporca, e la posizione di partenza, una paraffina BW (nera) renderà sempre meglio di una "normale" fatta per condizioni neutre, soprattutto nella seconda parte di gara.
4- Visti i 70 Km, se non si usano "cere", e considerando la lunga parte in discesa/falsopiano, la HF7 da sola non può durare fino alla fine; dunque posso immaginare che tu abbia fatto 20/25 km senza la soletta lubrificata. Questo vuol dire aumentare l'attrito, oltre che rallentare e rovinare l'impronta e la soletta.
5- La pelle va preparata, sia per dare velocità nella parte di discesa/falsopiano, sia per evitare, da Predazzo in poi ad esempio, che si impregni d’acqua e di sporco frenando vistosamente. Per una Marcialonga la pelle andrebbe preparata con Cera Spray, evitando i prodotti “Touring", validi per altre occasioni; e se non ho la cera spray strofino sulla pelle la stessa paraffina usata in punta e coda (sempre che sia quella giusta) e poi preparo la pelle con adeguato sistema.
6- Lo sci con “pelle” andrebbe preso un pò più duro perché la pelle possa lavorare al meglio quando "stressata", e nel caso giocare con avanzamento ed arretramento dell'attacco per favorire la tenuta (spostato in avanti) o la velocità (spostato indietro rispetto al baricentro)
7- Per ultimo, perché nessuno lo cosidera mai, ma è il punto più importante, bisogna controllare il profilo dello sci. Non tutti i profili sono adatti per uno scopo universale, alcuni sono così specifici che fuori dal loro range non lavorano per nulla anche se sulla soletta abbiamo la miglior preparazione che si possa desiderare. Ma questo della scelta del “profilo” è un compito che ovviamente non spetta a te, ma a chi ti vende il materiale. Io non conoscendo né il tuo sci né il tuo peso mi fermo qui.
Per finire all’impronta, come viene fatta e lavorata, ha il suo punto di forza nello far scorrere uno sci, dunque evitiamo le impronte di serie degli sci che sono grossolane e di norma "pelose e troppo aggressive" anche se alcune sono belle da vedere.
Se vuoi ti puoi iscrivere al mio Gruppo FB “CrossCountryPurePassion”, dove faccio alcune pubblicazioni in merito a preparazione e ad altro.

Io
La tua risposta merita uno studio approfondito, ma il tuo punto 1, dove scrivi che sarebbe stato meglio usare una paraffina più dura, mi dà subito lo spunto per provare a chiarire una questione che da tempo è al centro di discussioni con gli amici Carlo e Tino, che almeno un paio di volte all’anno vengono nel tuo negozio per la struttura degli sci del loro sci club. Ci provo con una sola domanda: se dico che più una paraffina è dura (o fredda) e più mi dà scorrevolezza, in qualsiasi condizione di neve, sono molto distante dalla realtà?

Giacomo
Non è del tutto vero e non è del tutto sbagliato. Provo a spiegarmi perché è un punto che spesso nelle serate che faccio crea dubbi e problemi di interpretazione.
Cominciamo col dire che lo sci è a contatto con la neve e non con l'aria, dunque nulla di più sbagliato è paraffinare uno sci guardando la temperatura dell’aria del giorno, o dell’ora nella quale pensiamo di sciare.
Ancora, la temperatura, specie se quella dell’aria, è l'ultima cosa da guardare quando si prepara uno sci. Molto più impartanti sono i dati della neve: quanto tempo è passato dall'ultima nevicata, il tipo di neve, le condizioni della neve e della pista, l’ora di partenza, il tipo di pista, l’altitudine, se è sereno/nuvoloso e altri valori, infine la temperatura dell’aria (a parità di dati meteo, su una pista a 800 mt la neve sarà completamente diversa rispetto a una pista a 2000 mt e dunque anche la preparazione dello sci dovrà essere diversa). Poi attenzione a quanto riportato sulle confezioni di paraffine e scioline. Alcune marche, come Swix, fanno riferimento alla temperatura dell’aria, altre, come Maplus, a quella della neve.
Semplificando il tutto e guardando il meteo al PC, dobbiamo considerare l'evoluzione di almeno due giorni addietro per capire cosa sta succedendo alla neve, poi prendiamo la temperatura della notte del giorno prima della sciata e delle prime ore della mattina. Così facendo é evidente che il più delle volte useremo una paraffina di una gradazione più fredda rispetto a quella che useremmo prendendo il solo dato dell'ora di partenza.
In ogni modo, mirando a preservare lo scorrimento, è risaputo che una paraffina più fredda dia maggiori garanzie rispetto a una paraffina più calda, soprattutto se sbagliata; perché basta poco: la neve un pò più fredda del previsto, la pista "rovescia" che non prende sole, la neve artificiale etc. ed ecco che la paraffina calda, dunque morbida, crea attrito, viene sottoposta all’azione di abrasione del cristallo di neve, incomincia a caricare lo sporco, con conseguente netto rallentamento dello sci, cosa ben più difficile con una paraffina di una gradazione più fredda.
Poi le paraffine vanno comunque sempre tirate a specchio con varie spazzole e lane, cosa che molto spesso vedo fare in modo errato. Se la paraffina copre la struttura e non viene pulita bene, questa anche se é dura sarà facile all’abrasione e di conseguenza rallenterà sensibilmente lo sci.
Poi, se conosciamo le paraffine, è meglio creare mescole specifiche. A volte basta molto poco, tipo aggiungere una verde in polvere o degli indurenti per risolvere gran parte dei problemi, ma se vogliamo semplificare e pensiamo di usare la HF7 perché sembra sempre l’deale per le nostre sciate, proviamo invece una HF5 o HF6 e al 90% otterremo risultati molto più apprezzabili.
Io uso spesso paraffine molto fredde mescolate a paraffine calde per ovviare a molti inconvenienti, soprattutto su lunghe distanze e in condizioni limite come la Marcialonga dove parti col freddo e arrivi con temperature sopra lo zero.

Io
Dunque mi “porto a casa” due cose: 1) che non ero molto distante dalla realtà, ossia che è sempre meglio paraffinare “più duro”, 2) che la struttura della soletta incide sulla scorrevolezza dello sci almeno quanto una buona paraffinatura, se non di più. E a questo proposito approfitto ancora della disponibilità di uno dei massimi esperti di “strutture” per avere una risposta definitiva sull’opportunità di rifare la struttura agli sci con pelli. In altre parole, mi pare ovvio che andrebbe rifatta tutti gli anni come per i “wax”, ma se l’impronta tende, seppur in misura infinitesimale, a “limare” la soletta, e se in misura altrettanto infinitesimale non vengono limati anche gli alloggi delle pelli, non si corre il rischio di ottenere l’effetto frenante dalle pelli che “sporgono” sempre un po' di più? In definitiva, secondo te quante volte posso rifare l'impronta a uno “skin” senza correre il rischio di renderlo frenante?

Giacomo
Sicuramente si, nel dubbio è meglio paraffinare più freddo piuttosto che caldo, e confermo: l'impronta incide sulle prestazioni in modo proporzionale alla tipologia del ponte dello sci. Dico questo perché io, se non conosco lo sci che ho in mano, sono solito testarlo al dinamometro prima di improntarlo, questo per capire di che sci si tratta. Da qui, se vedo che il profilo è da freddo mentre il cliente vuole una impronta calda, cerco di spiegare il perché l'impronta non potrà migliorare le prestazioni dello sci se non addirittura peggiorarle. Poi se il cliente insiste io la faccio, sapendo però che non è un lavoro adeguato al profilo.
Per il discorso pelli e impronte, le si fanno come in uno sci normale.
Devi sapere che una soletta vergine all'origine ha uno spessore di 1,4 mm, che, dopo la lavorazione industriale delle varie case, si riduce a 1,2 mm.
Se gli sci sono ben tenuti, e se vengono improntati bene, non c’è molto da “limare”, bastano pochi centesimi di soletta. Per darti un’idea, con le moderne macchine e con le pietre giuste, in questi 1,2 mm noi riusciamo a fare fino a 16 impronte gara prima di “finire” lo sci. Invece ci sono condizioni che rendono inservibili le solette dopo soli 4 passaggi: vedi ad esempio le impronte fatte in modo commerciale e grossolano, solette mal tenute, cliente che non prepara gli sci ad ogni uscita e non li impronta regolarmente ogni anno. Le impronte tradizionali che vedo, tipo diagonali, spine di pesce e alberelli, peraltro superate ampiamente dai nuovi e più evoluti programmi, variano dai 30 ai 40 centesimi di millimetro; quelle che sto facendo ora vanno dai 10 ai 15 centesimi di millimetro ad un massimo di 25 centesimi, dunque molto meno invasive per la soletta, e offrono la stessa durata di un’impronta più profonda, perché per funzionare non devono avere alcun tempo di rodaggio (un aspetto sul quale lavoriamo da anni con SvecomSki, ottimizzando programmi software, mole e diamanti, alla continua ricerca della perfezione, o per offrire sempre il meglio di ciò che la tecnologia consente).
Ad ogni modo lo sci “skin” andrebbe scelto più o meno come uno sci da klister. Ciò significa che per “alzata” e “lunghezza” del ponte non si corre mai il rischio che la pelle possa frenare dopo alcune impronte. Io sono 4 anni che vendo “skin” e fino ad ora non ho mai riscontrato il problema, anche perché la pelle non è eterna e si consuma anch’essa assottigliandosi man mano che la si usa. Ovviamente quando è finita va cambiata con una nuova e fresca, e semmai dovessero emergere problemi di "troppo grip" la si può assottigliare paraffinandola a caldo con un procedimento ben specifico o, nella peggiore delle ipotesi, riducendo l'azione del pelo con una lametta, stando però attenti a non esagerare e a non compromettere la tenuta.
Ma sono casi limite, che si verificano ad esempio quando cede la nervatura e lo sci diventa più morbido, oppure nel caso in cui lo sciatore aumenti di peso (capita spesso con juniores in crescita). Ma di norma se il profilo sci è giusto uno “skin” si può improntare senza rischi almeno 6/8 volte nell'arco della vita di uno sci (ossia 6/8 anni con almeno 3 cambi pelle, per uno sciatore che percorra un buon kilometraggio in una stagione).

Io
Tutto molto chiaro per quanto riguarda le impronte agli sci con pelli, “finalmente” direi. Invece quando parli di sci “freddi”, intendi per neve fresca/fredda e quindi sci “soft” o l’esatto contrario? Infine non sapevo che ci fosse la distinzione “fredda/calda” anche per l’impronta. Che cosa la caratterizza esattamente, la forma o la profondità?

Giacomo
E’ un argomento troppo vasto per essere riassunto in poche parole. È una continua ricerca perché la neve non è mai la stessa anno dopo anno. Ma per profilo sci si intende l'appoggio delle estremità espresso in mm quadrati, altezza ed estensione del ponte nel punto piu alto e nel punto di caricamento, e durezza di appiattimento. In generale uno sci per “fondo duro” avrà molta superficie di contatto, mentre uno sci per “fondo soffice” ne avrà meno perché dovrà galleggiare di più. Ancora, le durezze variano a seconda che lo sci sia da stick morbida o dura, o da klister da freddo o da caldo. Per semplificare se lo sci è da stick, ossia da freddo, il ponte sarà più basso e morbido, se lo sci é da klister, e quindi da caldo, sarà con ponti alti e duri, ma ripeto è una vecchia distinzione che non rende giustizia alla vastità del mondo dello sci classico.
Lo stesso discorso vale per le impronte, per le quali, se semplifichiamo alla vecchia maniera, possiamo dire che “da freddo” saranno fini e poco profonde, mentre da caldo saranno più grosse e profonde. Ma anche qui abbiamo visto che grazie a nuove tecnologie e programmi, e grazie alla continua ricerca e sviluppo non è sempre proprio così. Ci si potrebbe scrivere un’enciclopedia sulla correlazione tra ponti sci, impronte, tipologia di neve e tecnica e stile dello sciatore.
Di sicuro posso dire che chi impronta facendo la distinzione degli sci in 3 macro aree, come in molti casi avviene, è in ritardo sui tempi dello sci moderno di almeno 10/15 anni.
In tutto questo comunque c'è il sistema e il metodo per scegliere un ottimo sci anche per chi ha meno esigenze ma desidera uno sci polivalente e performante. Il tutto sta nella conoscenza dei materiali e nella possibilità di disporre di macchinari tali da poter studiare i profili sci in tutti i loro aspetti e non solo nella durezza ed estensione dell'arco del ponte.
Ma è più facile fare una prova pratica al dinamometro che spiegarlo in un testo.

venerdì 1 febbraio 2019

La quarantaseiesima

Cavalese 27 Gennaio 2019 ore 18:04 - Il mio arrivo alla 46a Marcialonga in 9h 10' 56"
Nemmeno un briciolo di energia per alzare un braccio al cielo.

domenica 13 gennaio 2019

Sono fuori dal tunnel

Carlo, in scivolata spinta, all'uscita da un tunnel in località Spinas (Val Beverina, Engadina)